Un golpe orchestrato?
Una descrizione del Golpe, prodotta da Vox
La notte del 15 luglio 2016, una parte dell'esercito turco ha messo in atto un'operazione militare, per sabotare il governo democraticamente eletto. Alle 22:25, i militari della Jandarma turca irrompono nella sede della TV nazionale ad Istanbul, interrompendo le trasmissioni televisive. I militari si dichiarano appartenenti ad un "Consiglio di Pace Turco" con l'obiettivo di formare un nuovo governo e rovesciare il regime di Erdoğan.
Non è certo la prima volta. La Turchia ha subìto colpi di Stato nel 1960, nel 1982, ed una singolare "minaccia di colpo di Stato" nel 1997. Ciò perché, nel sistema costituzionale turco, l'esercito svolge - o meglio, svolgeva - un ruolo centrale all'interno del sistema istituzionale. Per capire meglio il comportamento dell'esercito, va detto che la Costituzione vi attribuisce il ruolo di garante della laicità dello Stato, una delle "Sei frecce" del Paese, ispirate dal fondatore della Patria Kemal "Atatürk". In quest'ottica, ogni qualvolta si sia ritenuto che la laicità del paese fosse sotto minaccia, l'esercito è intervenuto ripristinando l'ordine costituzionalmente previsto. Va detto inoltre, che i governi militari turchi sono sempre stati singolari. A differenza di altri regimi, questi si sono per lo più limitati ad emarginare i partiti islamisti, assicurarsi che i valori quali la laicità dello stato fossero garantiti e riconvocare dopo un po' le libere elezioni. Episodi come quelle dei colonnelli argentini o brasiliani sono sicuramente più rare.
Tornando alla notte del Golpe, dopo ore di scontri per lo più nelle città di Ankara e Istanbul, alle luci dell'alba del 16 luglio sembrava chiaro che le forze leali al Presidente Erdoğan avessero avuto la meglio. Le ragioni sono tecniche e politiche: innanzitutto, il golpe confidava nella sollevazione popolare, dopo anni di grandi manifestazioni contro il Presidente, che in realtà non c'è stata. Anzi: dopo un appello di Erdoğan in fuga per i cieli di Europa via FaceTime, il popolo turco si è riversato nelle piazze. I minareti gridavano di scendere in piazza a difesa della democrazia turca. Anche i turchi più ostili ad Erdoğan, scesi in passato nelle piazze per difendere le proprie libertà, dubitavano che un regime militare potesse essere la soluzione. Dal punto di vista tecnico, Giuseppe Cucchi, militare italiano, ha scritto per Limes un articolo in cui criticava come durante l'operazione si siano utilizzate solo forze dell'aeronautica e non forze di terra.Con la vittoria delle forze leali ad Erdoğan, la repressione è stata durissima, inserendosi in un percorso già tracciato di logoramento delle libertà democratiche del Paese. Le immagini dei militari golpisti nudi e stipati nelle palestre, le purghe dentro l'esercito, dentro l'accademia ed ogni istituzione pubblica, sono circolate in tutto il mondo. È così nata l'idea che il golpe fosse stato orchestrato dal Presidente stesso, per inscenare questa repressione. D'altra parte, il governo ha subito accusato Fethullah Gülen, ricchissimo predicatore turco fuggito in Pennsylvania ed ex alleato del Presidente, con il quale ha rotto a partire dal 2014.
È bene fare delle considerazioni:
- Il Golpe è fallito anche per la reazione popolare scoppiata quella notte. Una reazione non prevedibile. I militari erano convinti del sostegno popolare. Questo invece è stato catalizzato dal Presidente Erdoğan, anche grazie alla famosa chiamata via FaceTime. Prevedere la reazione della folla, con un'aviazione che bombarda il parlamento, che blocca il ponte del Bosforo, non è facile. Sarebbe stato un gioco rischiosissimo messo a punto dal Presidente;
- La reazione - spropositata - del Presidente Erdoğan ha portato all'ergastolo centinaia di militari che hanno preso parte all'operazione. Difficile pensare che tutti questi siano disposti a marcire nelle patrie galere, senza rivelare l'operazione reale che c'era dietro;
- In Turchia c'è un consenso maggioritario sul fatto che Fethullah Gülen sia dietro il golpe. Un consenso condiviso lungo tutto lo spettro politico del Paese;
- La Turchia, come già detto, non è estranea a Golpe di questo tipo.
Semmai, è stato un tentativo sconclusionato. Mustafa Akyol, columnist di Hurriyet, sostiene che i turchi conoscono bene la prima regola di un colpo di Stato riuscito: inizia quando quasi tutti dormono, non quando tutti sono svegli e probabilmente guardano la TV. Ma c'è una spiegazione per questa stranezza. L'intelligence turca, infatti, aveva identificato un'attività insolita tra i cadetti militari il pomeriggio prima del colpo di Stato (ci sono documenti che provano che di questo fosse stato informato anche il Presidente USA Obama), costringendo i plotter ad avviare il colpo di Stato nell'ora piuttosto scomoda delle 21:00. Al contrario, il golpe era previsto alle 3 del mattino. Quell'inizio prematuro ha interrotto vari aspetti del piano per montare il colpo di Stato, che altrimenti avrebbe potuto avere più successo.
Ci sono sicuramente ancora tanti dubbi sul colpo di Stato, il ruolo giocato da attori stranieri, il ruolo di Obama, ma anche della Russia, che magari si risolveranno negli anni. Ciò che appare verosimile, a mio avviso, è che Erdoğan quella notte abbia rischiato la pelle. Abbia vinto, e abbia utilizzato questa vittoria per far una grande pulizia all'interno delle massime istituzioni del Paese.