Sono integralisti?

Moschea Yeni Valide al tramonto, Istanbul, Uskudar
Nonostante la nostra storia, anche noi italiani quando pensiamo alla Turchia immaginiamo un paese con fortissime influenze religiose. La questione è molto complessa e provo qui a spiegarla nel più semplice dei modi possibili. Quando venne fondata la nuova Repubblica di Turchia (1923), il Sultano viene esautorato del suo potere temporale, ma mantiene ancora la guida spirituale del mondo musulmano. Tuttavia, un anno dopo nel 1924 il Califfato fu abolito dall'allora Presidente Mustafa Kemal Atatürk e i suoi poteri furono trasferiti alla Grande Assemblea Nazionale della Turchia, il parlamento della neonata repubblica turca. Il Presidente dichiarò: "v'è chi afferma che l'unità religiosa sia il fondamento d'una nazione. Ma noi vediamo nello Stato turco da noi fondato esattamente il contrario". Il principio di laicità dello Stato andò sempre più affermandosi dentro l'ordinamento turco, per essere poi cristallizzato in via definitiva nella Costituzione del 1982 tutt'ora in vigore, imponendosi in modo netto per lungo tempo.
Il laicismo è andato poi fondendosi con un altro elemento tipico della società turca, quello nazionalista: troviamo così l'esercito, cui la costituzione assegnava il ruolo di garante della laicità dello Stato; un Partito Repubblicano, erede della tradizione kemalista che avrebbe inaugurato un ventennio di rigido monopartitismo nel Paese. Si sviluppa a livello statale una rigida separazione tra Stato e Religione, che ha visto, giusto per offrire un esempio, il divieto di indossare in pubblico il velo (in vigore per decenni). In più di una occasione, quando la laicità dello Stato veniva minacciata dai partiti al governo, l'esercito è entrato a gamba tesa nelle vicende politiche con colpi di Stato (1960, 1980), avvisi di sfratto al governo legittimamente eletto (1997), o tentativi golpisti poi falliti (2016).
Il principio di laicità era tanto legato alla struttura statale, nonostante il Paese rimane(va) a stragrande maggioranza musulmano-sunnita. Un tappo che è esploso definitivamente con l'arrivo di Erdoğan e il suo partito AKP nel 2002. Un partito che si presentava come islamico moderato, che finalmente dava voce a tutti quelli che vedevano frustrata la loro voglia di manifestare apertamente il proprio credo.
Si può dire che fino ad un certo punto le cose sono andate normalizzandosi. Erdoğan ha poi deciso di puntare sempre più sull'elemento religioso come fattore aggregante attorno alla sua proposta politica. Le cose non sono però così drammatiche come spesso si pensa dall'esterno. Pur restando un paese fortemente credente, la Turchia ha una tradizione rigida di separazione dei poteri che rimane oggi in gran parte viva. Un'ovvietà per chi conosce il Paese, ma è bene ribadirlo: in Turchia non c'è obbligo di indossare il velo, (per quanto Erdoğan abbia giustamente reintrodotto la libertà di indossarlo), si serve alcol nei bar, l'aborto è legale, esistono il divorzio e il matrimonio civile. La Turchia inoltre non ha al suo interno rilevanti gruppi terroristici di stampo fondamentalista. Quelli presenti nel Paese sono per lo più legati alle rivendicazioni curde o alla sinistra radicale. Anzi, negli anni del sedicente Stato Islamico, la Turchia è stata spesso la vittima di attentati di matrice fondamentalista.
Con questo, non sto dicendo che la Turchia sia un paese in cui diritti civili e libertà siano all'avanguardia. Rimane un Paese mediterraneo, con tanti limiti e che negli ultimi anni ha intrapreso un percorso sicuramente incerto per quanto riguarda affermazione di diritti civili e libertà individuali, fra tutti quelli delle donne. Quello che sto cercando di dire è che l'idea malsana, per cui l'Islam non si coniughi con la democrazia, è stata a lungo sconfessata dalla tradizione turca (ma anche da altri Paesi).
Un'ultima cosa, che c'entra poco ma mi ha sempre colpito. Si tratta del ruolo che svolgono le moschee. Diversamente dalle nostre chiese, queste sono spessissimo luoghi d'aggregazione sociale. Non è raro incontrare camerieri che entrano con vassoi pieni di tè, signori che si siedono e bevono e parlano, bambini che corrono dentro e fuori. Madri che passeggiano ed offrono caramelle a noti e ignoti. Ragazzi che entrano per caricare il cellulare e donne che fanno la manicure. Sono tutte attività che ho visto coi miei occhi.
