Perché si muore di fame?

Ebru Timtik, avvocata turca di 42 anni è l'ennesima vittima degli scioperi della fame in Turchia. Grande difenditrice dei diritti umani in Turchia, Ebru aveva assistito la famiglia di Berkin Elvan, adolescente morto nel 2014 per le ferite riportate durante le proteste antigovernative a Gezi nel 2013. Berkin era uscito per comprare il pane per la famiglia, quando un lacrimogeno lanciato dalla polizia turca lo aveva colpito. Dopo mesi di coma, Berkin è morto, diventando la vittima più giovane delle proteste di Gezi Park.
Ebru è stata arrestata 18 mesi fa con l'accusa che sempre più spesso gli oppositori al regime di Erdoğan vedono appiopparsi, ossia quella di terrorismo. A febbraio aveva avviato il digiuno per protestare contro i processi non giusti, assieme al collega AytacUnsal, che sarebbe anch'egli in condizioni critiche. I gruppi per i diritti umani e d'opposizione da lungo tempo contestano la mancanza di imparzialità e indipendenza dei tribunali sotto il presidente RecepTayyipErdogan.
Ma la morte di Ebru Timtik è solo l'ultima di una lunga serie. Qualche mese fa, tre membri di una band musicale di sinistra radicale chiamata Grup Yorum sono morti a seguito di scioperi della fame. Anche essi erano accusati di avere legami con gruppi terroristici. Ibrahim Gökcek è morto dopo 323 giorni senza mangiare. Prima di lui ci sono stati la cantante Helin Bölek, 28 anni, morta il 3 aprile scorso dopo 288 giorni di sciopero e Mustafa Kocak, morto il 24 aprile dopo 297 giorni di sciopero. ⠀
Tutte queste persone sono state vittime di processi farsa, testimoni segreti, i loro avvocati (vedi Ebru) sono stati arrestati con le stesse inverosimili accuse. Di fronte all'impossibilità di difendersi, essi hanno iniziato uno sciopero della fame a oltranza, in nome della libertà di pensiero. Dopo la morte dei componenti della band, anche l'ex Presidente Turco, Abdullah Gül (che oggi ha lasciato il suo storico Partito, fondato assieme ad Erdoğan, AKP), si è espresso per ascoltare le istanze dei rimanenti componenti del gruppo.
Quella degli scioperi della fame è una pratica storicamente diffusa tra le fila della sinistra radicale turca. Nel dicembre del 2000, ben prima che Erdoğan salisse al potere, diecimila militari turchi dovettero irrompere in 48 carceri con una spettacolare operazione militare, chiamata "Ritorno alla Vita". C'era stata infatti un'ondata di prigionieri che stava protestando contro la costruzione delle carceri di massima sicurezza "F-type". Si trattava di carceri all'avanguardia, in cui il sistema panottico permetteva un controllo costante e capillare di tutti gli oppositori politici, in isolamento forzato.
Nel suo libro "Starve and Immolate", la filosofa politca Banu Bargu ha ben descritto il dilemma nel quale lo Stato turco - ben prima di Erdoğan - si è sempre trovato di fronte a queste morti programmate dei propri concittadini. Per uno Stato che ha storicamente fatto del paternalismo il suo tratto distintivo, vedere morire cittadini che sarebbero sotto la propria responsabilità (come nel caso dei carcerati) è qualcosa di inaccettabile. Queste furono le ragioni per cui, nel natale 2000, il governo mobilitò migliaia di militari a impedire la morte di centinaia di carcerati. I prigionieri che protestavano erano tutti appartenenti a gruppi riconducibili alla sinistra radicale turca. Dopo l'irruzione in tutte le carceri, i prigionieri (quelli che non riuscivano a scappare, o darsi fuoco), venivano condotti coattamente negli ospedali turchi e costretti all'alimentazione forzata.