Cosa è stato Gezi Park?
Le proteste di Gezi Park sono scoppiate alla fine di maggio 2013. Propriamente, esse sono durate una settimana. In realtà, il movimento è durato molto di più, almeno un anno, sicuramente fino a marzo 2014, quando si sono celebrati i funerali di Berkin Elvan, un 15enne morto dopo 269 giorni di coma, colpito da una pallottola della polizia durante gli scontri di giugno. Berkin, era uscito di casa per comprare il pane, per sua madre. Gezi Park ha indubbiamente segnato la svolta autoritaria del governo di Erdoğan, al tempo Primo Ministro della Turchia. Da lì, il suo atteggiamento è certamente cambiato.

Le proteste sono scoppiate quando il comune di Istanbul, al tempo governato dal partito di governo, AKP, approvò un piano per costruire una moschea ed un centro commerciale al posto del Parco Gezi, uno dei pochissimi spazi verdi che esistono a Taksim, il quartiere cuore della città di Istanbul, sulla parte europea. Per chi non conosce la città, si tratta di un quartiere nel quale la densità di abitazioni è asfissiante. Bar, centri commerciali, negozi e ristoranti invadono ogni spazio. L'idea di sopprimere uno dei pochissimi spazi verdi ha fatto sì che, in un primo momento, i movimenti ambientalisti e per la difesa del territorio hanno iniziato ad installare delle tende nel parco, per evitare che partisse la sua opera di demolizione. C'è stato chi ha salutato questa protesta come una delle primissime manifestazioni dei movimenti ambientalisti in Medio Oriente.


In pochissimi giorni, tuttavia, la natura della protesta ha cambiato completamente pelle. Ciò perché, dopo alcune affermazioni da parte di Erdoğan, la polizia ha reagito in modo durissimo contro i manifestanti. C'è una foto, "la ragazza dal vestito rosso" che ha svegliato le coscienze di moltissimi giovani turchi. Si tratta di una ragazza, completamente inerme, cui viene sparato a distanza ravvicinatissima un getto d'acqua da un poliziotto. Ci sono stati anche studi sulla potenza di quell'immagine: alcuni professori universitari sostengono che quella sia stata la miccia della vera protesta.
Nei giorni successivi, moltissimi turchi, giovani e meno giovani, sono scesi di nuovo in piazza. Ormai a Taksim c'erano migliaia di persone a protestare non più contro lo smantellamento di Gezi Park, ma contro la repressione autoritaria del governo Erdoğan. Grazie a Facebook, Twitter, Youtube, le immagini circolavano velocemente, mostrando quali fossero i mezzi di risposta della polizia turca alle proteste dei suoi cittadini. Prontamente, i principali social networks sono stati bloccati (ostacolo, come già detto nel capitolo precedente, superato facilmente dall'utilizzo di VPN). Il 1 Giugno 2013, più di 10.000 persone hanno invaso Istiklal Caddesi, la via principale di Istanbul che collega Piazza Taksim e Gezi Park con la Torre di Galata. Secondo il Middle East Institute, solo quel giorno ci furono circa 1000 fermi da parte della polizia.

La sera della protesta più grande, il primo giugno, la TV nazionale Turca ha trasmesso, in prima serata, un documentario sui Pinguini dell'Antartide. Il pinguino è diventato immediatamente il simbolo delle proteste di Gezi Park. In tutta la città, ancora oggi è possibile trovare questi graffiti: dei pinguini con delle maschere a protezione dei lacrimogeni che lanciava la polizia. Il movimento di Gezi ormai era composito, e sicuramente ha segnato un unicum per il paese. La Turchia è sempre stata fortemente divisa al suo interno: laici, islamisti, religiosi, atei, nazionalisti, curdi. Per la prima volta, come sostiene bene Aidan McGarry in un suo recente saggio, Gezi Park è stato il primo momento nel quale dei gruppi che mai si erano parlati tra loro, erano insieme a manifestare: ragazze velate con femministe, gruppi LGBTQ+ coi lupi grigi (quelli di Ali Ağca e l'attemtato a Giovanni Paolo II), ambientalisti con repubblicani, tutti insieme a manifestare contro la deriva autoritaria del Governo. In realtà, appunto, Gezi Park era stato il vaso di Pandora. Da tempo una generazione di ragazzi colti, istruiti, sempre più secolaristi, con famiglie probabilmente da sempre repubblicane, non poteva più sopportare la deriva autoritaria e religioso-islamista che il loro Presidente perpetrava da tempo.

Gezi Park ha altresì mostrato la grande capacità resiliente della città di Istanbul. Un giorno, il Presidente Erdoğan definì çapulcular - ossia un branco di cazzoni - i manifestanti. Cazzoni, o meglio çapulcular è diventata la definizione principale che i ragazzi si sono auto attribuiti. Everyday I'm chapulin sulla base della canzone Everyday I'm shuffling di LMFAO veniva cantata in ogni momento di protesta. Un altro episodio, riguarda le scale di Fındıklı (che significa nocciola, ciao Salveeneee), un quartiere di Istanbul. Lì, durante i giorni della protesta, un gruppo di attivisti LGBTQ+ ha dipinto le scalinate coi colori del movimento. Il giorno successivo, la polizia è arrivata, e ha pitturato di grigio tutti i gradini. La notte stessa, tutte le scalinate di quella zona erano coi colori arcobaleno. La prova di forza è durata sino a qualche settimana, quando il comune si è reso conto dell'impossibilità di vincere quella battaglia. Oggi la scalinata di Fındıklı appare così come in foto, segnata da Google Maps anche come movimento. Oggi non è raro trovare scalinate così colorate in tutta Europa.

Le proteste sono durate almeno sino a giugno 2014, con singoli eventi che di tanto in tanto hanno riacceso la protesta. Il movimento probabilmente si è esaurito, ma non lo definirei affatto sconfitto. Oggi il Parco Gezi è ancora lì, intatto. Erdoğan ha sicuramente accentuato i suoi caratteri autoritari. Da lì alcuni siti sono stati per lungo tempo bloccati (Twitter e Youtube in particolare), ci sono stati altri numerosi soprusi da parte della polizia turca. Tuttavia, Gezi Park è stato un segnale importante. Nonostante i tanti (troppi?) anni di governo AKP, c'è una società civile ancora pronta a scendere in piazza, a respirare gas lacrimogeni (qualcosa di tremendo, vissuto personalmente) e prendersi cannonate d'acqua e pallottole (di gomma, per lo più). Il bilancio di Gezi Park è drammatico: 6 morti, 7832 persone detenute, 8000 i feriti. Nonostante questo, rimango abbastanza convinto che i turchi torneranno, all'occorrenza, ad essere cazzoni.
